Joya: AiR / Lucrezia Costa / ITA
Italian text below…
“If I think about my residency at Joya:AiR two words come to my mind: struggle and freedom. When I arrived in this amazing lunar place I was so overwhelmed by what I was seeing that my brain could't record anything without being lost. It was a never-ending try of focusing on a kind of knowledge I didn't have. I had no confidence with the landscape and probably I didn't have the confidence I thought with my body and myself, but with days I understood that what I thought it was discomfort was actually the best thing I have ever felt. Being out of my comfort zone made me be more perceptive about things around me and gave me the chance of being really free. That was really what I was looking for. So I started to question my background, my education and all the cultural stereotypes that are part of me and of my culture. I worked on myself in many ways thanks to the landscape that pushed me to do things I could have never done in my daily life, like working with the white clay taken from the "barranco", or climbing some rocks in order to get to a prehistoric cave. I could finally feel that every single muscle and cell of my body were working together to make me go through all the things I was scared by. I worked on these feelings during the residency and I realized a shaman mask that I wore in a video performance I did there. In the end I decided to leave the shaman mask in a special place inside the barranco. That place, with a tree that is almost completely out of the ground but silently keeps its complex roots in the vertical wall and struggles everyday to survive, that place really looked like me.
After the residency my body has news scars and cracks, and I have no longer reference points, and this is a really good point because it's the beginning of freedom”.
Lucrezia Costa
I was born in Rome and I've been living in Milan since 2000. I'm 25 and I graduated in Photography in 2019, then I took a master degree in Visual Art and Critical Studies in 2021. I partecipated to "Give photography a chance" in Brixia (2019), to "Somewhere along the lines" in Milan (2020) and to a virtual exhibition during Covid published on Artribune called "Blackout Book" in 2021. In 2021 I made a performance for MUDEC Milan about ecological and vernacular architecture, I partecipated to "AURA" exhibition in London in October (Gallery Holy Art) and I am expected to partecipate at "Artisticamente" (Area Contesa Gallery) in Rome in December. I published some interviews and readings on a contemporary art magazine called Juliet and I partecipated to Regina Josè Galindo performance "El canto se hizo grito" in June 2021 for Prometeo Gallery (Milan).
Italiano
Se penso alla mia residenza a Joya:AiR mi vengono in mente due parole: fatica e libertà. Quando sono arrivata in questo meraviglioso luogo lunare sono stata così sopraffatta da ciò che vedevo e sentivo da non essere in grado di registrare gli eventi senza essere persa. Era un tentativo continuo di focalizzarsi su una conoscenza che però non possedevo. Non avevo confidenza con il paesaggio e probabilmente nemmeno con me stessa e con il mio corpo come pensavo, ma man mano che i giorni passavano ho capito che quel senso di discomfort che sentivo era la cosa migliore che mi potesse capitare. Essere fuori dalla mia comfort zone mi ha permesso di essere più ricettiva nei confronti di ciò che mi succedeva intorno e di essere davvero libera. Così ho iniziato a mettere in discussione il mio background, la mia istruzione e tutti i costrutti culturali che fanno parte di me. Ho lavorato su di me in molti modi grazie al paesaggio che mi ha permesso di fare cose che non avrei mai potuto fare nella mia vita quotidiana, come lavorare con l'argilla bianca presa nel "barranco", o fare un'arrampicata per arrivare a vedere delle caverne preistoriche. Ho sentito finalmente che ogni muscolo e ogni cellula del mio corpo stavano lavorando insieme per farmi superare ogni mia insicurezza o paura passata. Ho lavorato su questi sentimenti e ho creato una maschera da sciamano che ho indossato nella videoperformance che ho realizzato a Joya. Alla fine, ho deciso di lasciare la maschera da sciamano in un posto speciale dentro al barranco. Quel posto, con un albero che ha le sue radici ormai quasi completamente fuori dalla terra e che combatte silenziosamente ogni istante per rimanere aggrappato alla parete verticale, quel posto sembrava proprio me. Dopo la residenza il mio corpo ha nuove cicatrici e crepe, io non ho più punti di riferimento e credo che questo sia un buon inizio per la libertà.